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L’obesità influisce sulla durata degli impianti ortopedici al ginocchio
Approfondimenti medici - 10/01/2017
i risultati di uno studio statunitense
Che il BMI influisca sulle complicanze che possono essere incontrate dai pazienti dopo un’artroplastica totale al ginocchio è cosa nota. Un team di ricercatori attivo presso l’Università di Rochester (Minnesota) ha analizzato i dati riguardanti i tassi di reintervento e la sopravvivenza degli impianti, notando una corrispondenza tra aumento del BMI e necessità di sottoporre le protesi a revisione. Lo studio in questione è stato pubblicato sulle pagine della rivista The Journal of Bone & Joint Surgery. Il Dottor Daniel J. Berry, che lavora presso il reparto di chirurgia ortopedica e biostatistica della Mayo Clinic di Rochester, ha analizzato con la sua equipe i dati di 16136 pazienti sottoposti ad artroplastica al ginocchio in un lasso di tempo compreso tra il 1985 e il 2012.
IL BMI medio del campione in questione è risultato pari a 31,3 kg/m2. Secondo i dati della ricerca, maggiore è l’indice di massa corporea, maggiore è il tasso di reintervento, di revisione e di rimozione dell’impianto. Nei pazienti con un BMI superiore ai 35 kg/m2 è stato individuato anche un maggior rischio d’incorrere in infezioni.
A cosa è dovuta questa conclusione? Secondo quanto affermato da Berry, a una maggior difficoltà nell’operare i pazienti con un BMI alto, nei quali è più lenta la guarigione del tessuto adiposo e dei muscoli.
Da non trascurare è anche il ruolo di comorbilità mediche come il diabete mellito e la carenza di proteine.
Secondo quanto affermato sempre da Berry, è per questo fondamentale che il chirurgo prenda attentamente in considerazione la situazione clinica globale del paziente prima di optare per la chirurgia sostitutiva del ginocchio.
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